S. ROSA DA VITERBO

 

Anno 1233 anche a Viterbo

Si propagano malattie di tifo e peste

Che l’epoca ci tramanda un triste ricordo

Un giorno però in S. Maria in Poggio

Si accende una luce celeste

Luce che illumina una povera casa

Dove nasce una fanciulla a nome Rosa

Già piccola abbraccia di Dio la fede

Intensamente a Lui solo Rosa crede

Predica con cuore ai suoi cittadini e parenti

Di donare amore agli altri ed i comandamenti

Compie miracoli, risuscita una zia morta,

risana una brocca che si era rotta

dona pane ai poveri togliendolo ai genitori

alle spiegazioni del padre, lo trasforma in fiori

la sua bontà e il suo carisma si propaga al vento

ma provoca nei peccatori eretici invidia e malcontento

viene così osteggiata dai ghibellini

che la costringono in esilio sui monti Cimini

un giorno però Rosa dopo tanto splendore

diciottenne è chiamata in cielo dal Signore

da viva fu sempre vilmente perseguitata

da morta dai Viterbesi e dal Papa beatificata

Anche oggi che di anni ne sono passati 750

Il fulcro di Rosa ancora vive ed incanta

Il suo cuore ed il corpo ancora intatto

E’ mostrato e venerato dai fedeli con fede e rispetto

La sera del 3 settembre una torre divina

Chiamata da tutti “il campanile che cammina”

100 robusti facchini sollevano e partendo da S. Sisto

spettacolo emotivo più bello al mondo mai si è visto

Lei sovrasta più alta dei tetti avvolta di veli

Benedice di là su un mare di fedeli

Ed ogni volta che il campanile si posa

La folla esulta e grida “viva santa Rosa”

 

 

 

 

 

Sentimenti di un cuore bizzarro

 

 

Sentimenti di questo cuore

pensieri colorati fruscianti

Che vagano tristemente nella mente

sognando notti amorose

Per perdersi poi in un muto silenzio

Cuore, Cuore

Quale fato può lenire il tuo dolore

Il cantico antico di un menestrello

E’ l’amore che ti stuzzica

O è il sentimento che ti lega in eterno

Il cuore non conta gli anni

non cerca odio ma amore

E’ sempre bello il momento, più bello

Vuol essere ancora, sempre un pischello

Che canta la gioventù.

Vai cuore librati nel blu del cielo

Cerca la tua anima gemella

legala forte con una stella

Stringila per sempre a te.

 

 

 

1953 Il mio matrimonio
1953 Il mio matrimonio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

1953 + 54 

 

Se è vero che il creato è meraviglioso

Se è vero che l’amore è meraviglioso

Se è vero che la felicità è meravigliosa

Tu Nadia, che sei la mia sposa

Del Creato, dell’Amore, della Felicità,

sei stata la più meravigliosa.

Nel 1953 con la benedizione celeste

Ci unì per tutta la vita Don Oreste.

Quel sentimento dolce di allora

È più vivo, è un vincolo più forte ancora.

Con tutti i parenti, io e Nadia insieme a loro,

in allegria festeggiamo quelle nozze

divenute d’oro.

 

 

 

 

 

MIA BELLA VITERBO

  

Mia bella vecchia Viterbo  

Nata dal grigio peperino  

Ricca di storie che ricordano Il verbo 

Del leone, del palazzo papalino  

Vecchi ricordi, glorie di guerre  

Sulle alte e maestose torri  

Vestite di ricamati merli  

Del nemico difensori  

Attraversata da vicoli stretti e bui  

Calpestati dai ferri di mille cavalli  

Da maniscalchi e ronzini  

Mentre velate voci di epoche e leggende 

Del sacrificio di tanti cavalieri  

tramandati come fossero state ieri.  

Ancora oggi cara vecchia Viterbo  

Nei rioni e nelle tue belle valli  

Sei sommersa da tanti cavalli  

Non più ai piedi zoccoli di ferro  

Non con cavalieri, elmi, corazze  

Ma zoccoli di gomma rombo e schiamazzi.

 

COLORE IRREALE DEL CREATO

 

Mi sono lasciato cullare

da una nuvola

vagante nel firmamento

che il vento scompiglia

per poi ricongiungerle

anche i miei capelli cedono al vento

in un blu senza inquinamento

tra tante nuvole argentate

dove la primavera si fonde con l’estate

in quel prato di cielo insistente

dove sciano le stelle vaganti

rimango estasiato, rapito

da quel maestoso infinito

di figure armoniose

di angeli trasparenti, bianchi

eternamente erranti

accompagnate dal melodioso

rumore silenzioso

che trasmette nell’ inconscio mio stupore

per tanto colorato splendore

il mio pensiero, va

a Dio che ci ha donato

questa immensa realtà

questa luce accesa del creato

da molti milioni di anni

che la mano e la penna

poetica dal sogno incerto

ha virtualmente scoperto

 

 

 

FERMATI

 TEMPO

Un proverbio molto conosciuto

Dice: “chi si ferma è perduto”

Io ho riflettuto un momento

Mi sono detto: “Sarebbe bello fermare il tempo”

Tutto cammina fa parte della natura

Si nasce, si vive, si aspetta la nuova aurora

Come me altri hanno camminato molto nel tempo

Tanto sino ad essere vecchi e stanchi

Con il volto trasformato ed i capelli bianchi

Ma il tempo inesorabile cammina

Trascinato da una legge misteriosa, divina

Fermati tempo, offrici un pò di quella ricchezza

Illudici ancora per un momento

E risognare il tempo trascorso nella giovinezza

Lasciaci respirare ed accarezzare dal vento

Il profumo dei fiori e della natura

Fermati tempo allontana la notte lascia il giorno

E con te ferma la primavera

Nata da poco, cancella l’inverno

Fermati tempo, non fuggire, chiudi le tue porte

Allontanando così il destino della morte.

 

CARI COLLEGHI

 

La nave della mia vita

Del lavoro solcava i mari

Ora la sua corsa è finita

Lasciandomi tanti ricordi cari.

Vorrei sancire un ricordo, se credi,

Dell’affetto dei miei colleghi.

Mi vedo ancora dietro la scrivania

Che oggi trasmetto in poesia

Navigavamo insieme nel mare della gestione

Con molto zelo e abnegazione

Un groppo alla gola dalla commozione

Per tanta amicizia e collaborazione

Per la pazienza nei difficili momenti

Nell’ ingorgo dei tanti contribuenti

Ma il lavoro era la possibilità

Specchio, decoro e dignità.

Oggi il pensiero ancora mi lega

Al ricordo vivo di ogni collega

Principalmente all’indimenticabile Pellegrini

Ed alla pur brava ed attiva Zibellini

Un plauso riconoscente va agli affissatori

Validi e sinceri collaboratori

Poi è logica la convinzione

Di accorciare la corsa alla pensione

Che porta all’immancabile separazione

Ora il tempo ha annullato tutto

Ti ricorda qualcuno vagamente

Forse raccoglierai anche il frutto

Eri tanto, ora più niente.

Però sentimenti vivi ed intensi

Rimarranno sempre nei miei sensi.

 

AI CADUTI IN IRAQ

 

Altri figli D’Italia

Coniati sull’altare della patria

Altri nomi gridati al vento

Caduti, abbattuti a tradimento

All’altare nuove corone d’alloro

Tante glorie tante medaglie d’oro

Ancora un eroe è caduto

Matteo Vanzan un lagunare

Gloriosamente ha combattuto

Morto sul suolo di sabbia

Il nemico sempre sappia

Che è caduto per portare la libertà

nella lontana terra dell’ I R A Q.

 

 

 

CUORE FERITO

 

All’orizzonte lento il sole tramonta

Baciando con calore il mare

Vaga tristemente l’onda

Per la luce del giorno che muore

Anche le onde del nostro amore

Travolte da tragica sorte

Hanno spento il desiderio, il calore

Ed invoco il tuo nome con tanto dolore

Le labbra spente implorano la morte

Riaprimi la porta del tuo cuore

Richiudi la ferita che è rimasta senza affetto

Risorgerà il sole e ci riscalderà ancora

Porgi le tue labbra rivivono i battiti nel mio petto.

 

mio Padre
mio Padre

   A MIA SORELLA ELIDE

 

Nasce in noi il desiderio

Donatoci dal nostro Signore

Di rinverdire quel focolare

Con la gioia più grande che è l’amore

E unisce per la vita due cuori

Anche alla mia cara sorella

Dal piè stanco e po’ claudicante

Il passato non Le fu tanto sorridente

Oggi però sposa ed abbraccerà un’altra stella.

Con il cuore in mano tuo fratello

Unito a Milena, Nadia e Nello

E da tutta la parentela oggi assente

Ci uniamo tutti affettuosamente

Porgendoti l’augurio sincero e più caloroso

Per una vita radiosa a te e al tuo sposo.

 

Interno Prato Giardino
Interno Prato Giardino

AMORE TRA I CAMPI

 

Mai così, amor splendido e forte

Mi legò a te bella contadinella

Come una regina a corte

Luminosa come una stella

Un raggio d’oro dal sole vorrei rubare

Donarti tutti i colori dell’arcobaleno

Così per sempre ti potrò ammirare.

Delicatamente ti presi per mano

Tra fiocchi di fiori ti guidai

Per sentieri profumati e campi di grano

Ci giurammo di non lasciarci mai.

 

 

 

Anno 2003 – 2004

 

O Signore vengo al Tuo cospetto

Con profonda fede mi inginocchio

Ricordando sempre con rispetto

L’anno 2003 morto perché vecchio

Il mondo accoglie il 2004 appena nato

Sperando intensamente che sia più buono

Accompagnalo Signore nel suo cammino

Cancella da ogni mente l’odio umano

Facciamo un lungo ponte Stringendoci la mano

Doniamo ai poveri un pò di risorse umane

E lenire a tanti bambini la fame

Signore cancella sulla nostra terra

Le distruzioni , le morti della guerra

fa che tutti esternino la voglia

di rispettarsi con vera gioia

Anche il poeta con sensi sinceri e puri

Augura all’umanità mille e mille auguri.

 

 

BREVI RIFLESSIONI

 

 

Oggi per diventare dottore

non serve più l’università

vai dal posteggiatore

e lui con rispetto e solennità

te ne dà facoltà

venga dottore dietro dottore

e non c’è sbaglio

con lui è dottore anche il macellaio

 

 

 

Er campetto der carcio

Na vorta partonno dalla capetale

Li giocatori dar pallone pe dacce na spesa

Der pallone nun c’iavemo l’eguale

Je famo vede’ man quelle burine de Vitarbese

Annamo mar campetto

L'enbriacamo cor pallone

Po dopo li pijamo de petto

Li famo rimanè come cojone

Cor pallone je famo quattro biulle

Nun ce so avversarie ali romane

E nun potemo giocà co sti burine fasulle

De fa l’gioco furbo ce provonno

Provonno a ‘ncanta le burine cor giochetto

Invece tutt’ambotto s’appecoronno

Se sdraionno a terra senza fiato ar petto

De palle a le burine sei je l’infilonne

Sarzonno allumate tutte offese

Perché le palle cell’hanno

Più grosse le burine Viterbese

Lascionno ‘l campetto

E ncomincionno a sborbottà

Le burine je dissero portatece rispetto

’l viterbese nun se fanno cojonà.

 

SOGNO DI UNA NOTTE TRA IL 24 E 25 DICEMBRE

 

Questa notte ho fatto un sogno

Tornavo a casa da una stradina solitaria

Soffiava rabbiosa una gelida tramontana

Che filtrava tra i canneti della campagna

I quali si piegavano per ripararsi dal freddo

Ed emettevano una pietosa e strana lagna.

Un dolce fievole rintocco di campane

Si spandeva nelle campagne lontane

Camminavo svelto, qualcosa mi induce

Che una misteriosa forza a me vicina

Mi spingesse, a seguire una fonte di luce

Comandata da una spinta Divina.

Ho camminato nella notte fredda, tanto

Da sentirmi molto, ma molto stanco.

Mi sono fermato, ho guardato indietro

Quella campagna gelida triste e cruda

Che l’inverno l’aveva resa nuda.

Mi rigiro, all’improvviso vedo sul monte

Molto alto a me di fronte

Un bagliore di mille colori che mi investe

Seguito da una grande stella celeste.

Allora ho invocato: aiutami Signore

Salire su quel monte non ce la faccio

Una voce mi sussurra: Eccomi. Poi mi sembrò volare

Gli chiesi: chi sei tu, mi hai chiamato!

Sono il tuo Signore e ti ho aiutato

Ti ho portato su quel monte in braccio,

Durante tutto il lungo cammino

Ti sono stato sempre vicino

Ho raggiunto quella stella

Indicante una povera stalla

C’era un bue e un asinello

Con il loro alito riscaldavano un bambinello

Mi sono inginocchiato ed ho pregato

Grazie Signore, sono arrivato.

Era Natale

 

Barbara e Alessandro
Barbara e Alessandro

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Agli sposi Barbara e Alessandro

 

 

Oggi avete iniziato a navigare

Uniti sulle onde di quel mare

Che si chiama matrimonio.

Immaginatelo come un bel concerto

La cui melodia rimembra l’anima

E delizia i battiti scanditi del cuore,

concerto il cui maestro è stato il Signore,

che ha benedetto e sigillato il vostro amore,

e come sempre insegna il concetto,

che l’unione è forte se c’è

amore, pudore, reciproco rispetto.

Oggi circondati dall’affetto dei genitori,

dai parenti e da tanti amici cari

facenti corona e tanto splendore

certi che un bocciolo di rosa possa sbocciare.

Anche le rondini che spaziano l’immensità,

e stridono felici della loro libertà,

così anche voi sposi, di sicuro

felicemente spazierete il vostro futuro.

Ora brindiamo alzando i calici spumeggianti

Con l’augurio sincero di tutti i partecipanti.

 

Firenze, 09.09.2007

 

 

 

    

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 La Provvidenza del Creato

 

 

Il sole è luce e fonte di calore

E’ la vita per tutta l’umanità,

La pioggia disseta la terra

E la veste di mille colori.

L’azzurro del cielo è un prato per le rondini

stridono ed esprimono la loro felicita.

Le nuvole vaganti come ali di angeli

Scesero in terra a neve, che i pellegrini

Accolsero come una provvidenza, vera manna

Per la natività di Gesù in quella povera capanna.

Il verde dei prati ed i colori della natura

Sono per la creatività del pittore

Motivo per trasmettere su tela con bravura

il valore del creato alla generazione futura.

Il blu dell’immenso mare

E la strada del navigatore che lo guida

Alla scoperta di nuove civiltà.

I1 grigio dei monti la loro maestosità

Fa sognare gli alpinisti e li sprona

In ardite scalate e ripide discese

Alla conquista di quelle cime meravigliose.

Queste bellezze, queste immensità

Sono l’amore, il miracolo ed il desio

creato per noi dal Signore DIO.

 

 

 

FILO DORO

 

Ho trovato l’amore

che fino a ieri avevo sognato

Con un filo d’oro ti vorrei legare

E dopo averti amato

Ti vorrei riamare

Amore non abbandonarmi mai

perché tu sai

Che da sempre sei

La luce degli occhi miei

 

 

 

IL BENE DELLA VITA

 

Il profondo silenzio degli olivi

I raggi caldi del sole

nuvole che baciano il cielo giulive

Il nascere della vita primaverile

Ha cancellato dalla mente brutti pensieri

Il dono della vita è l’amore di due cuori

Amala i momenti belli rivivi

Un giorno poi verrà

Che questa pace ti guarirà

 

 

 

IL LUOGO DELLA SALVEZZA

 

 

L’umanità di una volta era diversa

tra gli uomini c’era più fratellanza

anche i giovani educavano valori essenziali

gioventù sana, forte e senza difetti

gente povera ma leale

si era usciti da una brutta guerra

il sistema allora cambiò

si avviò così l’era moderna

inventarono discoteche infamanti

musiche folli notti deliranti

ai ragazzi inconsciamente

quasi come fosse moda

gli si offriva una polverina repellente

da gente viscida perversa e cioè (droga)

finì l’affetto e la fratellanza tra giovani

si ritrovarono nel buio di una via

dell’isolamento e della follia

anno 1981 di Viterbo Monsignor Luigi Boccadoro

con l’aiuto celeste volle ridare a loro

la salvezza ed il decoro

creò il luogo incontro “CEIS” o casa di accoglienza

incaricò alla conduzione un sacerdote Don Alberto

che accolse decine di ragazzi a cuore aperto

trasmettendo ai genitori tanta speranza

cancellò dalla mente degli affidati la strada corrotta

come la stella cometa guidò i re magi alla grotta

come una mamma stringe i figli al petto

per proteggerli da questo mondo abbietto

vi è in lui un desiderio ardente

insegnar loro la strada vincente

a mille giovani ha asciugato il pianto

ad altrettante mamme venute da città lontane

ha trasmesso armonie d’amore nei loro cuori

questo sacerdote di grandi valori

ammirevole esempio di grande benefattore

con il suo carisma di vera umanità

ha saputo ricondurli alla cristianità

dopo vari anni i non più giovani ragazzi

portano incancellabile nei loro cuori

Don Alberto Canuzzi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IMMAGINAZIONE

E’ notte la luna fa a nasconnarella

S’nguatta ntra le nuvole e ride

Vedenno quelle ombre che due a due

Cercano quatte quatte un posto nascosto

S’ariffaccia e glie dice: “Annateve a nasconne

Dietro man quelle fronne”

“Annamo curre” ma na voce “A li mortè”

“Scuasateme ma cor buio nun vavevo visto

Sta luna pare che lo fa apposta

Mo te giuro Nanni a costo de giralla tutta

Sta piana viemme appresso

Che stasera nun voglio restà a bocca asciutta

A magara dall’altri passà pe’ fesso”

Giranno trovonno ‘na frattarella

Un po’ stretta e se misero là sotto

Mo nun fu la luna a fa inguattarella

“Strigneme Nanni che de te so’ cotto”

La luna vedenno tanta passione

Disse: “Me ritiro pur’ io la luce nun ce vole

Tanto quelle laggiù stanno mejo da sole!”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

INCONTRO IN UN SOGNO IRREALE

 

Ti ho incontrata Fata divina

Sul mio stesso cammino

la tua visione fatale

Attraente e conturbante

Quel tuo ancheggiare flessuoso

leggiadro, sconvolgente

passionale e sensuale

trasmetti un desiderio vero

di sogni paradisiaci

In modo profondo e sincero

Anche lo sguardo stesso

E’ un invito all’amore ed al sesso

Donna Walkiria impetuosa

Tanto radiosa e bella

Quanto misteriosa

Rimarrai per sempre scolpita

nella mia mente.

 

 

 

 

LA BALLERINA

 

Balla, gira sul palco quasi volando in turbine d’aria

Come fosse avvolta da una nuvola di velo

Giovane, bella, richiesta da tanti corteggiatori

Adornata da preziosi e bellissimi regali

Giocando con sentimenti di perfidi rubacuori

Donando se stessa a tante serate d’amore

Offuscando la dignità ed il proprio valore

Ogni giorno un’avventura, un nuovo sogno

Stordita di baci e coppe di champagne

Serate affascinanti, vestiti scintillanti

Sempre protesa, rapita da nuovi amanti

Passano gli anni, questa dolce armonia

Si oscura, finisce, è la gioventù che ora vola

Gli amanti, i rubacuori l’hanno lasciata sola

È venuta meno quella passione

Vecchia e stanca si accompagna al bastone

 

 

 

mia Madre
mia Madre

        

LA MAMMA

 

Luce del giorno non mi lasciare

Guidami sulla scia della sua immagine

La bontà di lei, il grande cuore, l’amore

La notte non deve oscurare

Mamma mitica, celeste come una stella

La cui, luce ai figli sa dare

Nella mia mente vorrei immortalare

I ricordi che il tempo cancella

Senza di lei non è vivere.

Anche il sogno trama riabbracciare

La vita con amore ci ha donato

Per noi ha anche sofferto

Mamma eri più grande dell’universo

Lassù sei volata e tutto ho perso.

 

 

 

LA NATURA INTORNO A NOI

 

Ho sognato di circondarmi del creato

Ed ho vissuto quello che ho sognato

Ho visto tante meraviglia

Sotto passi di sabbia e conchiglia

Nel chiarore tenebroso

A solcar il mattino fumoso

Di nebbia e profumo di mare

Poi il nascere del caldo sole

Trasmettendomi vita ed amore

Sempre più forte per la natura

Volgevo lo sguardo verso l’alto lassù

Per ammirare l’immensità blu

Gaio trascorre così il giorno

Vite e passioni tutt’intorno

Ombre fugaci di innamorati

Attimi fuggenti circondati

Dal fascinoso tramonto

Fusione di ogni giuramento

Ho sognato che la notte

Diceva alle stelle

“Quanto siete belle!

Venitemi più vicino!

Staremo insieme sino al mattino!”

Estasiato godevo con orgoglio

La bellezza intorno a me

Improvviso e deluso il risveglio

Della realtà che non c’è.

 

 

 

LA RONDINE

 

Giornata calda, una leggera brezza mi sfiora il viso

Mi avvolge e mi sussurra in un sorriso

Pensieri che si irradiano come zampilli

Di una fontana illuminata

Ricordi che passano e scompaiono

Forse il vento vorrà carpirli

Per poi adagiarli

Su germogli in fiore

E risorgere ancora in tanti amori.

Ad un tratto mi distoglie dai pensieri

Il volo libero e lo stridere di una rondine

Che solcando il mare e l’azzurro cielo

Annuncia la primavera in fiore

Fiori di mimosa, mandorlo e melo

Sogna di ritornare al vecchio nido

Dove far nascere la sua prole

Nido che di tanta fatica è il frutto

Fulgido esempio alla malvagità umana che distrugge tutto.

 

 

 

LA STRADA SMARRITA

 

 

Come libellula che vibra le ali al vento

Volasti dolcemente verso un fiore

Dai petali d’oro e d’argento

Li sfogliasti chiedendo amore, non amore

Legando la passione con i battiti del cure

Poi trovasti una strada smarrita

Buttando via il fiore della vita

Mai doveva quel giorno assassino

Avviate sulla voragine di un altro destino

Tutto finì, finì l’incanto

Portato via dal folle vento

Che porta lontano ogni desiderio

Ma l’amore vero non muore e non inganna

Ora le sue labbra invocano un nome: Gianna.

 

 

 

LA TOMBA

 

Alla vita apre le porte

E’ la residenza della morte

Il ricco se la costruisce e non bada a spesa

Con cristalli, ottoni dorati e marmi rosa

Per mostrare la sua casta ricca e famosa

Ma un giorno fatalità

Senza i denari se ne andò all’Aldilà,

Dirimpetto a tanta fastosità

Una povera tomba senza neanche un lumino

Pareva vergognarsi di starle vicino

   Però in tutte e due, stessa frase famosa

   In una “qui giace”, nell’altra, “il conte qui riposa”.

 

 

 

 

L’AUTO

L’auto è il traguardo di grande gioia

Bella, potente, brillante, veloce

Pilotarla sembra di essere i padroni del mondo

E riserviamo per lei un amore profondo

Si parte per gite, discoteche, affondo l’acceleratore

Il motore canta e beve benzina

Aumenta la velocità e l’adrenalina

Per l’emozione batte forte il cuore

Corrono gli alberi velocemente

Va la macchina a volo radente

Volgi lo sguardo ai bordi strada al di fuori

Mani pietose hanno posato pregando un mazzo dì fiori.

 

 

 

LA TREBBIATURA

 

Il grano è maturo ed ogni contadino aspetta

Di mietere il grano con gioia e falcetta

Mani robuste vigorose e degne

Mietono, legano fasci di spighe chiamate “gregne”

Raccolti poveri, grano baciato dal sole, color dorato

Portato all’aia ed ivi ammucchiato

Un giorno poi concordato alle prime ore

Arriva il mastro macchinista con trebbia e trattore

Piazza il trattore con dovuta eleganza

Blocca la trebbia a millimetrica distanza

Vi mette una certosina passione

Tende con perizia il cinturone

Blum blum gira il motore a testa calda con rabbia

Inizia così il lavoro di imboccatura sulla trebbia

Tutti al suo posto esce il grano e se c’era abbondanza

Nei contadini traspariva più fratellanza

A sera già pronta una ricca tavolata

Che le gaie donne avevano già preparata

Piatti semplici sapori di una volta saporoso vino

Fettuccine al matterello conigli e polli arrosto ruspanti

Ogni alimento era pur genuino

Portate profumate sempre abbondanti

Tanta allegria splendidi ricordi giornate di incanti

Gaie risate facevano coro i soliti poetici canti

Ogni poesia un po’ stonata era colta

Da sinceri battimani e complimenti di ogni sorta

Nell’aria si spandevano aliti di vento profumato

Fino a notte tarda, poi i saluti di commiato.

Ora questa allegria, queste feste, questa sincerità

Non c’è più, sostituita dalla tecnica e modernità

Sono passati molti, troppi anni

Sempre vivo in me rimane il ricordo del mastro “Valeri Giovanni”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’AMICIZIA

 

L’amicizia è la poesia

di due mani che si stringono

due mani giuranti che si intrecciano

è la melodia silenziosa di bontà

è una garanzia per l’umanità

è la vite che delizia tanti grappoli

è come un campo di grano

deve nascono milioni di spighe

richiede volontà e l’amore

il cui frutto è benedetto dal Signore

e se tutti si dessero la mano

il mondo sarebbe un campo di grano.

 

 

 

 

LO SPINELLO

 

L’umanità oggi ha tutto

Di Adamo ed Eva facile il frutto

Non c’è più decoro ma soltanto

Ingordigia come fosse un vanto

La gioventù come fosse moda

Gioca in discoteca inconsapevole con la droga

Mentre un’ ignobile mano per turpe denaro

Tolse al fratello la purezza, il dono più caro

S’inebriano di alcool, fumi e rumori

Andando incontro a tanti mali, stenti e dolori

Il rispetto reciproco, gli ideali, molti hanno perso

Preferendo senza coscienza un gioco perverso

Ma il Signore veglia ancora sul creato

Molti peccatori dal male ha salvato

Togliendo dal tripudio delle piazze

Tante povere schiave di ragazze

Ed anche se il mondo peggiora

C’è tanta brava gente e bravi ragazzi ancora

L’augurio e la speranza che nel futuro

L’umanità abbia un avvenire meno scuro.

 

 

 

      

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

OCCHI AZZURRI

 

 

Ho guardato il tuo bel viso

I tuoi occhi mi hanno abbagliato

Lampi d’azzurro mi hanno colpito

Innocentemente mi hai sorriso

Con una carezza mi hai sfiorato

Poi tutto è svanito

Forse un sogno sarà stato

 

 

 

 

IL BLU DEL CIELO

 

Un giorno ho rubato

Il blu dal cielo

Sopra un prato l’ho adagiato

Una coperta di. sole vi ho disteso

Così il firmamento si è spento

Diventò grigio senza colori

L’arcobaleno sembrò offeso

Il sole il ca1ore ha sospeso

Allora il cielo ha pianto

Pentito ho restituito

Quel che Dio gli aveva creato

Allora il sole con un sorriso

Mi ha ringraziato.

 

 

 

PENSIERI

 

Vorrei affidare

I miei pensieri

Alle onde del mare

Pensieri d’amore sinceri

Che nel navigare

Divenissero bianchi

come la colomba della pace

Pensieri grandi più dei grandi

Dove nessuno é capace

Distruggere la guerra

Che insanguina questa terra.

Vorrei che un pensiero divenisse realtà

Unire tutti gli uomini di buona volontà

E portassero un amore profondo

A questo guasto ingrato mondo

Con il pensiero vorrei portare tanto pane

A tutti i bambini che muoiono di fame

Basterebbe loro anche un sorriso

Per sognare il Paradiso!

 

 

 

POESIA

 

Cara poesia

Tu sei nata

Per l’amore

Per la gioia

Per il dolore

Sei poco

Sei tanto

Sei il calore

Sei l’incanto

Sei nel cuore

Dell’umanità

Sei la rima

Sei il verso

Sei la mente

Dell ‘universo

L’ espressione

Di bontà

Sei la voce mia

Cara poesia.

 

 

 

 

PRIMAVERA

 

Muore la notte

Nasce con gioia il giorno

Il sole si affaccia allegramente

Entra nelle case, risveglia la gente

Tutto rivive, piante e fiori

Palpiti di vita e tanti colori

Anche nei prati del cielo

Rondini e passeri come pittura di un telo

Solcano I’aire con il cuore contento

Con il loro stridere è tutto un incanto

Con il nascere della primavera

Anche la gente sembra più sincera

Sembra avere più amore

Per il prossimo, più amicizia e più calore

Sembra ritornare tanta innocenza

Sentire una nuova esistenza

Con il sorriso aperto qualcuno ti dice

“diamoci la mano, auguriamoci tanta pace”.

 

 

 

PRIMI SENSI

 

Fu all’alba dei miei 16 anni

Che vidi il primo fiore

Al primo sguardo mi avvolse tanto calore

Tu non parlasti niente dicesti

Parlarono i tuoi occhi celesti

Vero grande il mio sentimento fu per te

Chiuso nello scrigno del mio cuore

Fosti il mio angelo che non c’è

Cosi questo dolce sogno svanì

Come nuvole sciolte al vento

Ora gli anni volgono al tramonto

La tua visione rivive in me ancora

Come una giornata fredda e scura

Sento che tu ancora ci sei

Perché vivi nei sensi miei.

 

 

 

REALTA’

 

I doli e i mali

Non sono sempre uguali

Nel dolore e nel bisogno ci insegnano

A conoscere amici e parenti

I fedeli e i fetenti.

 

 

 

DISPERATA ATTESA

 

Da giovane ho avuto

Solo fame e paura per la guerra

Da grande responsabilità e lavoro

Come quasi tutti su questa terra

Non ho mai rubato e sono stato un fesso

Chi ha rubato, ha fatto progresso

Oggi se vuoi guadagnarti il dono

Comincia a chiedere il perdono

Vorrei dire a questi imprenditori moderni

Credono di essere padreterni

Con la coscienza sono pulito che in fondo

E perché è cambiato questo mondo

Mondo guasto, ladro senza decoro

Dove conta solo il Dio denaro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

RICORDI

 

Un ricordo ritorna nella mia mente offuscata

Gioventù vagabonda e spensierata

Giravamo per la guerra nei campi sempre affamati

E beffavamo i contadini molto incazzati

Noi eravamo i campioni del furto

Loro sfioravano sempre l’infarto

Passavano cosi i giorni in allegria

Con amici complici in compagnia

Oggi di quegli innocenti anni

Ne è passato del tempo

E del fascino di quei giorni

Mi rimane solo il rimpianto

E di tanti altri gettati via

Poi sul più bello la romanza è finita

È diventata una commedia la vita.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SENTIMENTO GRANDE

 

Il mio pensiero vola

A quando il destino mi fece incontrare Lei

Dolce creatura giovane visione d’angelo

Fosti la luce degli occhi miei

Mi sembrò di volare verso le stelle

Di cogliere quelle più belle

E toccare con le dita la luna,

Dio volle donarmi tanta fortuna

Sei stata la sposa prescelta simbolo di purezza e d’amore

L’attimo che la gioia ascolta

I battiti scanditi dal cuore

Lungo il cammino del tempo

Siamo stati felici anche se qualche volta

La sorte serba sempre un dolore.

Ora nell’ora stanca della vita

Qualche ruga vince sulla bellezza

Rimane sempre uno stelo di giovinezza

Un segno che il tempo ingrato detta

Ma non l’amore anima diletta.

 

 

 

SENTIMENTO

 

Ho nell’anima una grande emozione

Anche se capelli grigi ho del tempo

Voglio esternare con fede

Chi nell’amicizia ci crede

Un nodo mi stringe la gola al singhiozzo

Per avete ritrovato, in altri valori essenziali

Caldi sentimenti, puri ideali

Che rimarranno eternamente nei miei ricordi

Che per ingrato destino poi riperdi

Vorrei darvi cari amici Minardi

E lo dico con il cuore grato

Per la stima e la fiducia che ci avete riservato

Per la sensibilità nei nostri riguardi

Un profondo sentimento affezionato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SOCIALITA’

 

Perché non c’è più socialità

Viziata da errabonde falsità

Si è perduta insieme all’umanità

La famiglia per demagogia e denaro

E’ naufragata in un mare nero

Si sono persi valori e sincerità

Trascinati da eventi lussuriosi

Dominati da un sottile egoismo

Che brucia contatto umano.

Ritroviamo la strada dell’amicizia

Socializziamo come una volta

Strìngiamoci tutti la mano

sino a formare un cordone umano

creando insieme un girotondo

Ed abbracciare così tutto il mondo

Facciamo che tutte le mamme

Nel dare alla luce tante gioie

Siano creature benedette da Dio

Immuni da cattiverie e dall’odio

Perle luminose di speranza

Che irradino nuova luce e fratellanza.

 

 

 

TU

 

Tu all’alba della tua giovinezza

Eri una fanciulla di rara bellezza

Eri sublime con i tuoi amori

Come nelle favole hai trafitto più cuori

Ti donavi e le tue labbra desiderose

Erano freschi boccioli di rose

I tuoi occhi come stelle nella notte accese

Eri tutta una passione di fuoco

Stringerti in una carezza a mani tese

E perdersi con te in un turbinio d’amore e di gioco

I tuoi primi amori erano intensi ma brevi

Per questo eri triste e ne soffrivi.

Un giorno però venne il tuo Angelo protettore

Ti illuminò la via per darti tanto amore

Tu gli desti tutta te stessa

Come non mai prima ti eri concessa

Poi a metà cammino della vita sei ritornata

Una bellissima signora ma di nuovo illibata.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Vecchi ricordi

 

Ci siamo incontrati

Ci siamo guardati

due sguardi sono bastati

Quel giorno eri sola

neanche una parola

poi una forte attrazione

una dolce passione

ci ha follemente abbracciati

Vecchi ricordi passati

 

 

 

Colorata Primavera

 

 

Albore del mattino bagnato

Da diamantine gocce di rugiada

Che irrora esili fili d’erba del prato

Indorando i fiori, colorandoli

Sotto i primi timidi raggi del sole.

Alba radiosa della natura

Carica di benessere sereno

Partorita dal nascere della primavera

Che irradia una melodia silenziosa dal terreno

Velata dal mormorio degli alberi

Che riveste di foglie i rami,

E trasmette un sottile senso di salute vera.

 

 

 

MALIARDA VIPERA

 

 

Ho sbagliato, ti ho chiesto perdono

Non mi hai ascoltato nemmeno

Ti bacerò con tanto ardore

Ti inietterò il mio veleno

E ti avvelenerò il cuore

Come una vipera ti morderò una vena

Ti avvinghierò, sarò per te una catena

Ti stregherò tutta una vita, finchè !

Ti ricorderai di me.

 

 

 

APPARIZIONE

 

 

Come un angelo è apparsa una fanciulla

trasformata da crisalide, a leggiadra farfalla

La sua visione è come una spada che trafigge

La sua bellezza un pugno che colpisce

Direttamente ad ammaliare il cuore

Visione paradisiaca che mai svanisce.

I suoi occhi colore blu

Si fondevano con il cielo lassù

poi misteriosamente, come in una farsa

Come era apparsa, così è riscomparsa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

VOGLIA DI MARE

 

Spinte dal vento onde di mare

Stanca è la corsa vuol riposare

Frange accavallate spumano nervose

Gabbiani tuffano le acque vaporose

Accolte dal timido sole mattutino

Sul litorale prendono vita tante forme

Sulla sabbia impresse mille orme

Che l’annuale bagnante lascia nel suo cammino

Gente che rivive con gioia il mare

Rinascono promesse giurate eterno amore

Passioni e chimere forti che nascono

Passioni stanche che finiscono

Complice la sera dai tramonti affascinanti

In un turbinio di bocche tremanti.

Il sole di rosso fuoco si colora

Seguendo sempre la nuova aurora

L’inverno poi annulla tutto

Il mare riprende il suo flutto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ILLUSIONE

Autunno, gli alberi si spogliano

Le foglie dalla madre sfogliano

Alcune innalzate dal vento a folle altezza

Guardano il cielo con emozione ed ebbrezza

Una più illusa delle altre va su più su

Voleva vedere il mondo da lassù

Però all’improvviso il vento cessò

E lei poverina precipitò

Un umanoide con perfida ingiustizia

La ramazzò con le altre nell’ immondizia.

 

 

 

AMORE VIRTUALE

 

Non ti ho mai posseduta fino adesso

Ma ti ho avuta lo stesso

E sai perché?

Perché nei miei sogni

Ho fatto l’amore con te!

 

 

 

FRATERNITA'

 

Sogno che la vita non é inutile

Qualche gesto non é vano

Diamoci un gesto d'amore

Porgiamoci ciascuno una mano

Il creato sarebbe piu bello

Poter abbracciare una sorella

o un fratello

Come il vento che nel suo cammino

Abbraccia gli alberi in fiore

o come il ruscello nella discesa a valle

Accarezza i ciottoli dall'anima bianca e pura

Sogno il mare con il destino amico dell'uomo

e il gabbiano con la sua danza nel volo Dolce,

l'esempio della passera che

udito il pianto di un piccolo appena nato

Torna con il cibo e salva una vita.

Sogno questo creato che una forza divina

Ci ha dato e fraternamente ci lega tutti.

Io sogno questo dono e lo dedico

come un bel concerto

Ai nonni Mariangela e Roberto

SPERANZA PERDUTA

 

Per una vita intera ti ho cercata

Ma quando ti ho ritrovata

Non potevi essere più mia

Perché hai voluto cancellarmi dai tuoi pensieri?

La tua bellezza era in me ancora viva

Il mio cuore aveva sentimenti veri

Un amore profondo ti adorava

Non c’è amore che non abbia

La forza di una catena

Invece sei svanita come la nebbia

Lasciando il mio cuore in pena

Le tue labbra protese e mordaci

Giuravano sempre fedeltà

Rubavano ansiose i miei baci

Si donavano con intenso calore

Mai doveva finire cosi il nostro amore

La tua malvagità ora mi aggredisce

La tua perfidia mi ferisce

Avevo sperato ancora per un momento

Ho rivissuto per un attimo lo stesso incanto

Ma in un solo colpo hai cancellato tutto

In un solo istante mi hai distrutto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

DISPERATA ATTESA

 

Non torni più da me

E non mi hai nemmeno detto addio

Ho pregate Dio

L’ho pregato a modo mio

Se c’è un peccato non sono stato io

Forse tu non sai

Che non bisogna tradire mai

Ora sono solo in questo mondo

Perchè non ho più te

Passano tristemente le ore

Ma tu non passi mai

Giornate buie, grige e piovose

Un vento rabbioso scompiglia i miei capelli

Ma tu non passi mai

Nasce un sole scarno e ride

Mi riporta ai giorni belli

quando il suo caloreftelici ci vide

la lima veglia, spera e lenta aspetta

ma tu? tu non passi mai da. me.

 

 

IL BARBONE


Sono un barbone,

la mia casa è di cartone,

ho camminato più di un miglio

per trovare un giaciglio,

cammino e la mia mente vaga

sulle nuvole dei ricordi,

mi riporta al piacere dl desinare

dinanzi a quel focolare, in compagnia

della donna che stringevo al petto,

alle sue carezze galanti,

ai suoi capelli biondi e lucenti

leggiadra come una farfalla

che da fiore a fiore cerca, vola

procurandosi il nettare che la consola.

Persi lei, persi tutto.

Persi l'amore, persi quella stima,

quel pilastro prezioso di chi ti ama.

Alzo gli occhi al cielo, un falco

scivola silenzioso nell'aria

in cerca di cibo da portare

alla sua prole nel proprio nido.

Ricordi indimenticabili che sfioriscono

lasciando una dolorosa tristezza.

Scende poi il buio della sera, la luna

si accende come una lampada su di me,

si affianca alla mia stessa ombra

trascinando lo stesso pesante destino,

vorrei nasconderlo dietro un muro

inesistente per cancellare tutto,

per un futuro migliore che non c'è più.